Shock economy lascesa del capitalismo dei disastri naomi klein

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Shock economy  lascesa del capitalismo dei disastri   naomi klein

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SHOCK ECONOMY Naomi Klein Pubblicato: 2011 Tag(s): "No logo" Introduzione Ogni mutamento è mutamento del tema César Aira, Cumpleanos, 2001 Il fascino della tabula rasa Tre decenni passati a cancellare e rifare il mondo Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco io li distruggerò insieme la terra" Genesi 6,11 "Shock e sgomento" / "Shock and Awe" sono azioni che generano paure, pericoli e distruzione incomprensibili per la popolazione, per elementi/settori specifici della società che pone la minaccia, o per i leader La natura, sotto forma di tornado, uragani, terremoti, inondazioni, incendi incontrollati, carestie ed epidemie, può generare "Shock and Awe" Shock and Awe: Achieving Rapid Dominance [Shock e sgomento Come ottenere rapidamente il predominio], la dottrina militare per la guerra americana in Iraq Ho conosciuto Jamar Perry nel settembre 2005, al grande centro d'accoglienza gestito dalla Croce Rossa a Çaton Rouge, Louisiana Era in fila per la cena, distribuita parsimonia da giovani e sorridenti adepti di Scientology Ero appena stata fermata per aver parlato agli sfollati senza essere scortata da qualcuno dell'ufficio stampa, e ora stavo facendo del mio meglio per confondermi nella folla: una canadese bianca in un mare di afroamericani del Sud Mi infilai nella coda per la cena, dietro Perry, e gli chiesi di parlarmi come se fossi una vecchia amica, cosa che lui fece di buon grado Nato e cresciuto a New Orleans, era fuggito dalla città inondata una settimana prima Dimostrava circa diciassette anni, ma mi disse di averne ventitré Lui e la sua famiglia avevano atteso a lungo gli autobus per l'evacuazione; non vedendoli arrivare, si erano messi in marcia sotto il sole cocente Infine si erano ritrovati lì, in un enorme centro congressi, un tempo teatro di convention farmaceutiche e "Carneficina nella Capitale: Il Meglio del Wrestling", ma che ora era invaso da duemila letti da campo e una folla di gente arrabbiata ed esausta, guardata a vista da nervosi soldati della Guardia nazionale appena tornati dall'Iraq La notizia che quel giorno stava facendo il giro del centro d'accoglienza era che Richard Baker, un importante membro repubblicano del Congresso nonché loro concittadino, aveva detto a un gruppo di lobbisti: "Siamo finalmente riusciti a ripulire il sistema delle case popolari a New Orleans Noi non sapevamo come fare, ma Dio l'ha fatto per noi" Joseph Canizaro, uno dei più ricchi costruttori di New Orleans, aveva da poco espresso sentimenti analoghi: "Credo che abbiamo di fronte una tabula rasa da cui ripartire E grazie a questa tabula rasa abbiamo grandi opportunità" Per tutta quella settimana l'Assemblea legislativa statale della Louisiana a Baton Rouge aveva brulicato di lobbisti aziendali intenti ad assicurarsi quelle grandi opportunità: meno tasse, meno regole, manodopera meno costosa e "una città più piccola e più sicura" - che in pratica valeva a dire radere al suolo le case popolari e sostituirle condomini A sentire tutti i discorsi su "nuovi inizi" e "tabula rasa", si rischiava di dimenticare il brodo tossico di macerie, rifiuti chimici e resti umani che distava solo qualche miglio di autostrada Jamar non riusciva a pensare ad altro "A me non sembra davvero un modo per ripulire la città Quel che vedo io è che nelle zone povere sono morte un sacco di persone Persone che non avrebbero dovuto morire." Parlava a voce bassa, ma un uomo più anziano in fila davanti a noi lo sentì e si voltò di scatto "Ma cosa diavolo crede quella gente a Baton Rouge? Questa non è un'opportunità È una stramaledetta tragedia Sono ciechi?" Una madre due bambini intervenne "No, non sono ciechi, sono cattivi Ci vedono benissimo." Tra coloro che videro opportunità nelle acque che sommersero New Orleans ci fu Milton Friedman, grande guru del movimento per il capitalismo sfrenato, nonché l'uomo cui dobbiamo la bibbia dell'economia globale contemporanea basata su un'estrema mobilità Benché novantatreenne e piuttosto cagionevole di salute, "zio Miltie" - così lo chiamavano i suoi seguaci - trovò le energie per scrivere un editoriale per il "Wall Street Journal" tre mesi dopo la rottura degli argini "La maggior parte delle scuole di New Orleans è in rovina" osservò Friedman "come lo sono le case dei bambini che le frequentavano Quei bambini ora sono sparsi per il Paese Questa è una tragedia Ma è anche un'opportunità per riformare radicalmente il sistema educativo." L'idea di Friedman era che, invece di spendere parte dei miliardi di dollari destinati alla ricostruzione per ripristinare, migliorandolo, il preesistente sistema delle scuole pubbliche a New Orleans, il governo avrebbe dovuto fornire alle famiglie dei buoni spesa, da usare presso istituzioni private, molte delle quali a scopo di lucro, sovvenzionate dallo Stato Era essenziale, scriveva Friedman, che questo mutamento epocale del sistema scolastico non fosse una misura provvisoria, d'emergenza, ma piuttosto "una riforma permanente" Una rete di think tanks conservatori si gettò sulla proposta di Friedman e calò sulla città dopo l'uragano L'amministrazione di George W Bush appoggiò i loro piani decine di milioni di dollari per convertire le scuole di New Orleans in "scuole charter", ovvero scuole pubbliche gestite da enti privati secondo le proprie regole Le scuole charter sono fonte di profonde diseguaglianze negli Stati Uniti, e in particolare a New Orleans, dove vengono viste da molti genitori afroamericani come un modo di ribaltare le conquiste del movimento per i diritti civili, che garantiva a tutti i bambini lo stesso standard educativo Per Milton Friedman, d'altro canto, l'intero concetto di sistema scolastico statale puzzava di socialismo A suo parere, la funzione dello Stato era quella di "proteggere la nostra libertà sia dai nemici esterni sia dai nostri concittadini: mantenere la legalità e l'ordine, conferire forza operativa contratti privati, salvaguardare la competitività di mercato" In altre parole, garantire il servizio di polizia e l'esercito; ogni altra cosa, ivi compresa l'istruzione gratuita, costituiva un'indebita ingerenza nel mercato In stridente contrasto la lentezza geologica nella riparazione degli argini e nel ripristino della rete elettrica, la vendita all'asta del sistema scolastico di New Orleans si svolse rapidità e precisione militari Nel giro di diciannove mesi, quando la maggior parte dei cittadini poveri era ancora in esilio, il sistema delle scuole pubbliche di New Orleans era stato quasi completamente rimpiazzato da scuole charter gestite da privati Prima dell'uragano Katrina, il comitato dei direttori d'istituto gestiva 123 scuole pubbliche; ora solo quattro Prima di quell'uragano, c'erano state sette scuole charter private in città; ora ce n'erano trentuno Gli insegnanti di New Orleans erano stati rappresentati da un sindacato forte; ora il contratto sindacale era stato stracciato, e tutti i suoi 4700 membri erano stati licenziati.(N.B.: alcuni insegnanti, tra i più giovani, furono riassunti dalle scuole charter, salari ridotti; ma tutti gli altri no) New Orleans era adesso, secondo il "New York Times", "il principale laboratorio nazionale per l'uso su larga scala delle scuole charter", mentre l'American Enterprise Institute, un think tank friedmaniano, esclamava raggiante che "Katrina ottenuto in un giorno [… ] ciò che i riformatori scolastici della Louisiana non erano riusciti a ottenere in anni di tentativi" Gli insegnanti delle scuole statali, intanto, mentre vedevano i soldi destinati alle vittime dell'inondazione impiegati per cancellare un sistema pubblico e sostituirlo uno privato, chiamavano il progetto di Friedman "un esproprio educativo" Definisco "capitalismo dei disastri" questi raid orchestrati contro la sfera pubblica in seguito a eventi catastrofici, legati a una visione dei disastri come splendide opportunità di mercato L'editoriale su New Orleans si rivelò l'ultimo suggerimento pubblicamente espresso da Friedman; meno di un anno dopo, il 16 novembre 2006, morì all'età di novantaquattro anni Privatizzare il sistema scolastico di una città americana di media grandezza potrà sembrare un'impresa modesta per l'uomo osannato come il più influente economista dell'ultimo mezzo secolo, un uomo che contava tra i suoi discepoli parecchi presidenti degli Stati Uniti, primi ministri britannici, oligarchi russi, ministri delle finanze polacchi, dittatori del Terzo mondo, segretari del partito comunista cinese, direttori del Fondo monetario internazionale e gli ultimi tre direttori della Federal Reserve americana Eppure, la sua determinazione a sfruttare la crisi di New Orleans per affermare una versione fondamentalista del capitalismo fu anche un commiato particolarmente appropriato per questo professore alto un metro e sessanta e pieno di energie, che all'apice della carriera si era descritto come "un predicatore all'antica che declama il sermone domenicale" Per più di trent'anni, Friedman e i suoi potenti seguaci avevano perfezionato proprio questa strategia: attendere il verificarsi di una grande crisi o di un grande shock, quindi sfruttare le risorse dello Stato per ottenere un guadagno personale mentre gli abitanti sono ancora disorientati, e poi agire rapidamente per rendere "permanenti" le riforme In uno dei suoi saggi più influenti, Friedman formulò la panacea tattica che costituisce il nucleo del capitalismo contemporaneo, e che io definisco "dottrina dello shock" Osservava che "soltanto una crisi - reale o percepita - produce vero cambiamento Quando quella crisi si verifica, le azioni intraprese dipendono dalle idee che circolano Questa, io credo, è la nostra funzione principale: sviluppare alternative alle politiche esistenti, mantenerle in vita e disponibili finché il politicamente impossibile diventa politicamente inevitabile" Alcune persone accumulano cibo in scatola e acqua in previsione di grandi disastri; i friedmaniani accumulano idee per il libero mercato E quando la crisi colpisce - ne era convinto il professore dell'Università di Chicago - è fondamentale agire in fretta, imporre un mutamento rapido e irreversibile prima che la società tormentata dalla crisi torni a rifugiarsi nella "tirannia dello status quo" Friedman stimava che "una nuova amministrazione dispone di un periodo di sei-nove mesi in cui realizzare i principali cambiamenti; se non coglie l'opportunità di agire incisivamente in quel periodo, non avrà un'altra occasione del genere" Variazione sul tema del consiglio di Machiavelli per cui i danni andavano inflitti tutti assieme, questa si sarebbe dimostrata una delle eredità strategiche di Friedman più durature Friedman imparò a sfruttare uno shock o una crisi su larga scala verso la metà degli anni Settanta, quando fece da consigliere al dittatore cileno, il generale Augusto Pinochet Non solo i cileni erano in stato di shock dopo il violento colpo di Stato di Pinochet, ma il Paese era anche traumatizzato da una grave iperinflazione Friedman consigliò a Pinochet di imporre una trasformazione fulminea dell'economia: tagli fiscali, libero scambio, privatizzazione dei servizi, tagli alla spesa sociale e deregulation Alla fine, anche i cileni videro le loro scuole pubbliche rimpiazzate da istituti privati sovvenzionati mediante buoni spesa Era la più estrema trasformazione in senso capitalistico mai tentata sino ad allora, e divenne famosa come la "Rivoluzione della Scuola di Chicago", dato che molti degli economisti di Pinochet avevano studiato Friedman presso quella università Friedman predisse che la velocità, la subitaneità e la portata dei mutamenti economici avrebbero provocato reazioni psicologiche nell'opinione pubblica tali da "facilitare l'adattamento" Coniò un'espressione per indicare questa tattica dolorosa: "trattamento shock" economico Negli anni che seguirono, ogni volta che i governi hanno imposto radicali programmi di libero mercato, il trattamento shock, o "shockterapia", è stato il metodo favorito Pinochet facilitò l'adattamento anche attraverso le sue personali shockterapie: quelle applicate nelle tante camere di tortura del regime, inflitte sui corpi agonizzanti di chi era considerato un potenziale ostacolo sulla strada della trasformazione capitalistica Molti, in America Latina, vedevano un legame diretto tra gli shock economici che impoverivano milioni di persone e l'ampia diffusione della tortura che puniva le centinaia di migliaia di persone che credevano in un diverso tipo di società Come disse lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: "Come salvare detta disuguaglianza se non a colpi di tortura l'elettricità?" Esattamente trent'anni dopo che queste tre distinte forme di shock erano calate sul Cile, la stessa formula è riemersa, molta più violenza, in Iraq Prima è venuta la guerra, lo scopo secondo gli autori della dottrina militare Shock and Awe (Shock e sgomento) - di "controllare la volontà dell'avversario, le sue percezioni e il suo intelletto, e renderlo letteralmente incapace di agire o reagire" Poi è venuta la shockterapia economica, imposta, in un Paese ancora in fiamme, da L Paul Bremer, il governatore dell'Iraq nominato dagli Stati Uniti: privatizzazione selvaggia, completa libertà di scambio, un'aliquota d'imposta unica al 15 per cento, un governo di proporzioni ridottissime Il ministro iracheno del Commercio ad interim, Ali Abdul-Amir Allawi, disse all'epoca che i suoi connazionali erano "stufi di essere cavie per esperimenti Ci sono già stati abbastanza shock al sistema, non ci serve questa shockterapia economica" Quando gli iracheni opposero resistenza, furono rastrellati e portati in prigioni dove avrebbero subito fisicamente e psicologicamente altri shock, decisamente meno metaforici Ho iniziato a studiare il fenomeno della dipendenza del libero mercato dal potere dello shock quattro anni fa, nei primi giorni di occupazione dell'Iraq Dopo aver fatto la corrispondente da Baghdad, dove avevo raccontato dei falliti tentativi di Washington di far seguire alla dottrina Shock and Awe la shockterapia, sono andata in Sri Lanka, diversi mesi dopo il catastrofico tsunami del 2004, e lì ho assistito a un'altra versione della stessa manovra: gli investitori stranieri e i prestatori internazionali si erano uniti allo scopo di sfruttare l'atmosfera di panico per consegnare l'intero litorale a imprenditori che vi costruirono grandi villaggi turistici, impedendo a centinaia di migliaia di pescatori di ricostruire le loro case vicino al mare "Con un crudele rovescio di fortuna, la natura offerto allo Sri Lanka un'opportunità unica, e da questa grande tragedia sorgerà un importante polo del turismo internazionale" annunciò il governo dello Sri Lanka Quando poi l'uragano Katrina colpì New Orleans, e la pletora di politici conservatori, think tanks e imprenditori edili iniziarono a parlare di tabula rasa e fantastiche opportunità, fu chiaro che il metodo privilegiato per imporre gli obiettivi delle grandi imprese, adesso, era quello di usare i momenti di trauma collettivo per dedicarsi a misure radicali di ingegneria sociale ed economica La maggior parte dei sopravvissuti a un disastro devastante vuole ben altro che una tabula rasa: vogliono salvare il salvabile e iniziare a riparare ciò che non è stato distrutto, vogliono riaffermare il proprio legame i luoghi in cui sono cresciuti "Mentre ricostruisco la città mi sembra di ricostruire me stessa" diceva Cassandra Andrews, residente della Lower Ninth Ward, una delle zone più colpite di New Orleans, mentre spazzava via i detriti Ma i fautori del capitalismo dei disastri non hanno interesse a restaurare ciò che era prima In Iraq, nello Sri Lanka e a New Orleans, la "ricostruzione" iniziò portando a compimento il lavoro svolto dal disastro, spazzando via cioè quanto rimaneva della sfera pubblica, per poi rimpiazzarlo in tutta fretta una specie di Nuova Gerusalemme aziendale: il tutto prima che le vittime del disastro naturale fossero in grado di coalizzarsi e reclamare ciò che spettava loro di diritto Mike Battles l'ha espresso nel modo migliore: "Per noi, la paura e il disordine offrivano promesse concrete" Il trentaquattrenne ex agente segreto della Cia parlava di come il caos nell'Iraq postinvasione avesse aiutato la sua sconosciuta agenzia di sicurezza privata, la Custer Batdes, a ricevere circa cento milioni di dollari in contratti governativi Le sue parole potrebbero fungere da slogan per il capitalismo contemporaneo: paura e disordine sono i catalizzatori per ogni nuovo balzo in avanti Quando ho iniziato questa ricerca sull'intersezione tra superprofitti e megadisastri, pensavo di essere di fronte a una mutazione fondamentale del modo in cui la spinta a "liberare" i mercati si faceva strada in tutto il mondo Sono stata parte attiva del movimento no global che fece il suo debutto mondiale a Seattle nel 1999, e quindi ero abituata a vedere questo genere di politiche, imposte facendo pressioni summit dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), o come clausole dei prestiti del Fondo monetario internazionale (Fmi) Le tre richieste tipiche privatizzazione, deregulation e sostanziosi tagli alla spesa sociale - erano di solito molto malviste dai cittadini; ma quando si firmavano gli accordi c'era almeno il pretesto di un'intesa tra i governi che gestivano i negoziati, oltre al consenso tra i presunti esperti Ora, lo stesso programma ideologico veniva imposto i mezzi più apertamente coercitivi: sotto un'occupazione militare straniera in seguito a un'invasione, o subito dopo un cataclisma naturale L'11 settembre sembra aver concesso a Washington il via libera per smettere di chiedere Paesi se desiderano la versione americana di "economia di mercato e democrazia" e iniziare a imporla la forza militare dello Shock and Awe Approfondendo la storia della diffusione su scala planetaria di questo modello di mercato, tuttavia, mi sono resa conto che l'idea di sfruttare crisi e disastri era stato fin dall'inizio il modus operandi del movimento promossa da Milton Friedman: il fondamentalismo capitalista sempre avuto bisogno dei disastri per imporsi Certo, i disastri stessi erano sempre più grandi e scioccanti; ma ciò che stava accadendo in Iraq e a New Orleans non era un'invenzione nuova, post-11 settembre Piuttosto questi esperimenti di sfruttamento delle crisi costituivano il culmine di tre decenni di stretta osservanza della dottrina dello shock Visti attraverso la lente di questa dottrina, gli ultimi trentacinque anni hanno un aspetto molto diverso Alcune delle più drammatiche violazioni dei diritti umani nella nostra epoca, usualmente considerate semplici atti di sadismo compiuti da regimi antidemocratici, in realtà sono state commesse l'intento deliberato di terrorizzare l'opinione pubblica allo scopo di preparare il terreno per l'introduzione di "riforme" radicali in senso liberista In Argentina negli anni Settanta, la "sparizione" di trentamila persone - molte delle quali attivisti di sinistra - a opera della junta fu un passo essenziale per l'imposizione di politiche ispirate alla Scuola di Chicago, esattamente come il terrore era stato complice della stessa metamorfosi in Cile In Cina nel 1989, lo shock del massacro di piazza Tienanmen, e gli arresti di decine di migliaia di persone che seguirono, permisero al partito comunista di trasformare gran parte del Paese in una tentacolare zona di libera esportazione, popolato da lavoratori troppo spaventati per rivendicare i loro diritti In Russia nel 1993, Boris Eltsin decise di inviare carri armati per appiccare il fuoco agli edifici del Parlamento e di chiudere in carcere i leader dell'opposizione: fu questo a spianare la strada per la privatizzazione a prezzi di saldo che fece nascere i famigerati oligarchi di quel Paese La guerra delle Falkland nel 1982 servì a uno scopo simile per Margaret Thatcher in Gran Bretagna: il disordine e il fervore nazionalista scaturiti dalla guerra le consentirono di usare una straordinaria durezza per sconfiggere i minatori in sciopero e accendere la prima frenesia di privatizzazioni in una democrazia occidentale L'attacco Nato a Belgrado nel 1999 creò le condizioni per repentine privatizzazioni nell'ex Jugoslavia: un obiettivo che risaliva a prima della guerra Il fattore economico ovviamente non fu l'unica causa di queste guerre ma, in ciascuno di questi casi, un grande shock collettivo fu sfruttato per preparare il terreno alla shockterapia economica Gli episodi traumatici che hanno assolto questa funzione di indebolimento non sono sempre stati apertamente violenti In America Latina e in Africa negli anni Ottanta, fu una crisi di indebitamento a obbligare i Paesi alla scelta tra "privatizzazione o morte", per usare le parole di un funzionario del Fmi Messi in ginocchio dall'iperinflazione, e solitamente troppo indebitati per opporsi alle pretese che accompagnavano i prestiti stranieri, i governi accettarono un trattamento shock la promessa che ciò li avrebbe salvati da un disastro ben peggiore In Asia, fu la crisi finanziaria del 1997-98 paragonabile, per gli effetti devastanti, alla Grande depressione - a trasformare, aprendo a forza i loro mercati, le cosiddette Tigri asiatiche in quella che il "New York Times" definito "la svendita per cessata attività più grande del mondo" Molti di questi Paesi erano democrazie, ma le radicali trasformazioni economiche non sono state imposte democraticamente Al contrario: come Friedman aveva ben compreso, l'atmosfera generale di crisi forniva il necessario pretesto per ignorare i desideri espressi dagli elettori e consegnare il Paese a economisti "tecnocrati" Naturalmente, ci sono stati casi in cui l'adozione di politiche liberiste avuto luogo in modo democratico; si sono visti politici vincere le elezioni programmi intransigenti, e gli Stati Uniti di Ronald Reagan ne sono l'esempio migliore; un caso più recente è quello dell'elezione di Nicolas Sarkozy in Francia In questi casi, tuttavia, i crociati del libero mercato hanno incontrato la pressione dell'opinione pubblica e sono stati obbligati a temperare e modificare i loro piani economici radicali, accettando cambiamenti parziali al posto di una conversione totale Il punto cruciale è che il modello economico di Friedman può essere parzialmente imposto in una democrazia, ma per attuarlo in tutta la sua portata ideale sono richieste condizioni di natura autoritaria Perché la shockterapia economica potesse essere applicata senza vincoli - come lo fu in Cile negli anni Settanta, in Cina negli Ottanta, in Russia nei Novanta e negli Stati Uniti dopo l'11 settembre 2001 - è sempre stato necessario un qualche ulteriore grosso trauma collettivo che sospenda temporaneamente o sopprima completamente le consuetudini democratiche Questa crociata ideologica visto la luce nei regimi autoritari del Sudamerica, e nei suoi più ampi territori di ultima conquista - Russia e Cina - coesiste ancora oggi, in tutta serenità e generando grandi profitti, una leadership dal pugno di ferro La shockterapia torna a casa Il movimento di Friedman, la Scuola di Chicago, conquistato territori in tutto il mondo a partire dagli anni Settanta, ma fino a poco tempo fa la sua ideologia non era mai stata applicata pienamente nel suo Paese di origine Certo, Reagan aveva fatto passi avanti, ma gli Stati Uniti avevano comunque un sistema di welfare, sicurezza sociale e scuole pubbliche, in cui i genitori si aggrappavano, nelle parole di Friedman, al loro "irrazionale attaccamento a un sistema socialista" Quando i repubblicani assunsero il controllo del Congresso nel 1995, David Frum, canadese trapiantato in America e futuro autore dei discorsi di George W Bush, era fra i cosiddetti neoconservatori che propugnavano una rivoluzione economica basata sulla shockterapia negli Stati Uniti "Ecco come penso che dovremmo procedere Anziché fare piccoli tagli - un po' qua, un po' propongo di eliminare, in un solo giorno quest'estate, trecento programmi, ciascuno dei quali costa meno di un miliardo di dollari Forse questi tagli non faranno una gran differenza, ma - ragazzi avranno un grande valore simbolico E si possono fare subito." All'epoca Frum non ottenne la sua shockterapia domestica, soprattutto perché non c'era una vera crisi su cui far leva Ma nel 2001 la situazione cambiò Al momento degli attacchi terroristici, la Casa Bianca era piena di discepoli di Friedman, tra cui il suo amico intimo Donald Rumsfeld La squadra di Bush è riuscita a cogliere l'attimo di vertigine collettiva una prontezza di riflessi sconcertante: non, come sostenuto qualcuno, perché l'amministrazione abbia dolosamente pianificato la crisi, bensì perché le figure centrali dell'amministrazione, veterani di precedenti esperimenti di capitalismo dei disastri in America Latina e nell'Europa dell'Est, facevano parte di un movimento che implora le crisi come i contadini pregano per la pioggia in tempi di siccità, e come gli evangelici fondamentalisti supplicano di essere rapiti in cielo appena prima della fine del mondo Quando il disastro colpisce, sanno all'istante che il momento tanto atteso è finalmente giunto Per trent'anni, Friedman e i suoi seguaci avevano sistematicamente sfruttato i momenti di shock negli altri Paesi - i loro equivalenti dell'11 settembre - a iniziare dal colpo di Stato di Pinochet, l'11 settembre 1973 L'11 settembre 2001 accadde che l'ideologia covata nelle università americane e fortificata nelle istituzioni di Washington potè tornare finalmente a casa L'amministrazione Bush usò fin da subito la paura generata dagli attacchi non solo per lanciare la cosiddetta "Guerra al Terrore", ma per assicurarsi che essa fosse un'impresa quasi completamente volta al profitto, una nuova e fiorente industria che avrebbe soffiato nuova vita nella stagnante economia americana Lo si comprende meglio se lo si chiama "complesso del capitalismo dei disastri": possiede tentacoli molto più lunghi rispetto al complesso militare-industriale contro cui Dwight Eisenhower aveva messo in guardia alla fine della sua presidenza Questa è una guerra globale combattuta a ogni livello da aziende private il cui coinvolgimento è pagato denaro pubblico, un mandato vitalizio per proteggere la patria americana in eterno, eliminando il "male" oltreconfine, in ogni sua forma Nel giro di pochi anni, il complesso già espanso il suo mercato potenziale, dalla lotta al terrorismo al peacekeeping internazionale, alle amministrazioni locali, alla risposta sempre più frequenti di sastri naturali Il fine ultimo delle grandi imprese al centro del complesso è riportare il modello di governo for-profit, che avanza così rapidamente in circostanze straordinarie, entro il funzionamento ordinario e quotidiano dello Stato Il fine ultimo è privatizzare il governo Per mettere in moto il complesso del capitalismo dei disastri, l'amministrazione Bush subappaltato, senza alcun dibattito pubblico, molte delle funzioni più delicate e importanti del governo: dall'assistenza sanitaria per l'esercito agli interrogatori dei prigionieri, alla raccolta e gestione di informazioni riservate su ciascun cittadino Il ruolo del governo in questa guerra senza fine non è quello di un amministratore che dirige una rete di appaltatori, ma di un imprenditore dalle tasche gonfie, che fornisce il capitale necessario per l'avviamento del complesso ma diventa anche il miglior cliente dei servizi che il complesso offre Per citare solo due dati che mostrano la portata della trasformazione: nel 2003, il governo americano mise sotto contratto 3512 agenzie private per esercitare funzioni di sicurezza; nei ventidue mesi fino all'agosto 2006, il dipartimento per la Sicurezza nazionale firmato più di 115.000 contratti di questo tipo L'industria globale della "sicurezza interna" - economicamente insignificante fino al 2001 - è ora un settore da duecento miliardi di dollari Nel 2006, la spesa del governo americano per la sicurezza interna raggiungeva una media di 545 dollari per famiglia E questo è solo il fronte interno della Guerra al Terrore: i soldi veri servono a portare la guerra altrove Oltre alle industrie militari, che hanno visto i loro profitti impennarsi grazie alla guerra in Iraq, mantenere l'esercito americano è oggi una delle economie di servizio più fiorenti del pianeta Due Paesi che hanno entrambi un McDonald's non hanno mai combattuto una guerra tra loro" dichiarò incautamente l'editorialista del "New York Times" Thomas Friedman nel dicembre 1996 Non solo fu smentito nel giro di due anni, ma, grazie al modello della guerra for-profit, oggi l'esercito americano va in guerra Burger King e Pizza Hut a rimorchio, appaltando ristoranti per le truppe nelle basi militari, dall'Iraq alla "mini-città" attualmente in costruzione a Guantanamo Poi ci sono gli aiuti umanitari e la ricostruzione Aiuti e ricostruzione for-profit, sperimentati per la prima volta in Iraq, sono già diventati il nuovo paradigma globale, ed è ininfluente che la distruzione iniziale sia provocata da una guerra preventiva, come l'attacco di Israele al Libano nel 2006, o da un uragano Il flusso dei nuovi disastri aumenta di continuo, a causa della scarsità di risorse e dei mutamenti climatici, e far fronte a queste emergenze è, semplicemente, un mercato in ascesa troppo allettante per lasciarlo alle organizzazioni non-profit Perché mai dovrebbe essere l'Unicef a ricostruire le scuole quando può farlo la Bechtel, una delle più grandi imprese di costruzione degli Stati Uniti? Perché mandare i rifugiati del Mississippi in case popolari vuote, quando possono essere ospitati su navi da crociera Carnival? Per- che impiegare forze di pace dell'Onu in Darfur, quando agenzie di sicurezza private come la Blackwater sono alla ricerca di nuovi clienti? Ed è questa la differenza del dopo-11 settembre: prima, le guerre e i disastri offrivano opportunità a un settore ristretto dell'economia - per esempio i costruttori di jet da combattimento, o le aziende che ricostruivano i ponti bombardati Il fine economico primario delle guerre, tuttavia, era quello di offrire un mezzo per aprire nuovi mercati che erano stati isolati e generare boom del dopoguerra Oggi invece, le risposte alle guerre e disastri sono così completamente privatizzate che sono esse stesse il nuovo mercato Non c'è bisogno di aspettare la fine della guerra per il boom: il mezzo è il messaggio Un vantaggio decisivo di questo approccio postmoderno è che, in termini commerciali, non può fallire "L'Iraq è stato meglio del previsto": queste parole un analista finanziario definito un trimestre particolarmente positivo per l'industria energetica Halliburton Era l'ottobre 2006, il mese più violento dell'anno fino ad allora, 3709 civili iracheni morti Eppure, pochi azionisti restarono impassibili di fronte a una guerra che aveva generato venti miliardi di dollari in ricavi per questa sola azienda.' Fra il commercio d'armi, i soldati privati, la ricostruzione forprofit e l'industria della sicurezza nazionale, il risultato emerso dall'impronta data dall'amministrazione Bush alla shockterapia cost-11 settembre è una nuova economia pienamente articolata E stata costruita nell'era Bush, ma ora esiste in maniera del tutto autonoma da una particolare amministrazione, e resterà ben salda finché non verrà identificata, isolata e sfidata l'ideologia suprematista del business che ne costituisce la premessa È dominata dalle aziende americane ma è globale: le aziende britanniche, per esempio, portano la loro esperienza in materia di onnipresenti telecamere a circuito chiuso, le ditte israeliane offrono la loro expertise nella costruzione di recinti e muri ad alta tecnologia, e l'industria canadese del legname invia rappresentanti in giro per il mondo per vendere case prefabbricate che sono svariate volte più costose di quelle prodotte localmente "Credo che nessuno prima d'ora avesse mai guardato alla ricostruzione delle aree colpite da disastri come a un vero mercato immobiliare" dice Ken Baker, direttore generale di un gruppo leader nel commercio di legname "È una strategia a lungo per esercito e polizia a Fort Benning, in Georgia, dove tanti dei più noti killer del continente hanno appreso le più recenti tecniche "antiterroristiche", per impiegarle subito dopo contro i contadini di El Salvador e gli operai nelle fabbriche di automobili in Argentina Anche la Bolivia e l'Ecuador sembrano pronti a tagliare i ponti la scuola Chavez reso noto che se un elemento estremista di destra nella provincia boliviana di Santa Cruz manterrà fede alle minacce contro il governo di Evo Morales, le truppe venezuelane interverranno a difendere la democrazia in Bolivia Rafael Correa sta per fare il passo più radicale di tutti Manta, città portuale dell'Ecuador, attualmente ospita la più grande base militare statunitense in Sudamerica, che funge da area di addestramento per la "guerra alla droga" combattuta soprattutto in Colombia Il governo di Correa annunciato che quando l'accordo per la base scadrà, nel 2009, non verrà rinnovato "L'Ecuador è uno Stato sovrano" dichiarato il ministro degli Esteri Maria Fernanda Espinosa "Non abbiamo bisogno di soldati stranieri nel nostro Paese." Se l'esercito americano non dispone di basi o programmi di addestramento, la sua capacità di sferrare shock sarà in gran parte erosa I nuovi leader latinoamericani stanno anche diventando più preparati al genere di shock inflitti dall'instabilità dei mercati Una delle forze più destabilizzanti degli ultimi decenni è stata la velocità cui il capitale può sollevarsi e spostarsi, o il modo in cui un improvviso calo dei prezzi delle merci è in grado di devastare un intero settore agricolo Ma in gran parte dell'America Latina questi shock ci sono già stati, e hanno lasciato dietro di sé spettrali sobborghi industriali ed enormi distese di terra incolta Il compito delle nuove forze di sinistra nella regione, dunque, è diventato quello di riportare in funzione i detriti della globalizzazione In Brasile, il fenomeno è evidente soprattutto nel milione e mezzo di contadini del Movimento dei lavoratori senza terra (Mst), che hanno costituito centinaia di cooperative per rivendicare le terre incolte In Argentina, è evidente in particolare nel movimento delle "aziende recuperate", duecento società andate in bancarotta che sono state risuscitate dai loro operai, che le hanno trasformate in cooperative gestite democraticamente Per le cooperative non c'è da temere uno shock provocato dall'abbandono degli investitori, perché gli investitori se ne sono già andati In qualche modo, gli esperimenti di recupero sono un nuovo genere di ricostruzione post-disastro: ricostruzione dopo il disastro al rallentatore del neoliberismo In netto contrasto il modello offerto dal capitalismo dei disastri in Iraq, Afghanistan e Louisiana, i leader degli sforzi di ricostruzione in America Latina sono le persone più colpite dalla devastazione E non sorprende che queste soluzioni spontanee somiglino tanto alla vera terza via che la campagna della Scuola di Chicago aveva così efficacemente rimosso a colpi di shock in tutto il mondo: la democrazia nella vita quotidiana In Venezuela, Chavez fatto delle cooperative un'assoluta priorità politica, concedendo loro il diritto di prelazione sugli appalti governativi e garantendo incentivi economici per commerciare tra di loro Nel 2006 c'erano circa 100.000 cooperative nel Paese, che davano lavoro a più di 700.000 persone Molte di queste imprese sono pezzi di infrastruttura statale - caselli autostradali, manutenzione delle strade, cliniche - la cui gestione è affidata alle comunità È l'opposto della logica dell'esternalizzazione: anziché mettere all'asta pezzi dello Stato a grandi aziende e perdere il controllo democratico, la gente che usa le risorse detiene il controllo su di esse, creando così, almeno in teoria, sia posti di lavoro sia servizi pubblici più efficienti I molti critici di Chavez hanno deriso queste iniziative, com'era prevedibile, definendole elemosine e sussidi immeritati Eppure, in un'epoca in cui la Halliburton tratta il governo degli Stati Uniti alla stregua del proprio bancomat personale per sei anni, ritira oltre 20 miliardi di dollari soltanto per gli appalti in Iraq, rifiuta di assumere lavoratori locali nel Golfo del Messico e in Iraq, e poi esprime la sua gratitudine contribuenti americani spostando a Dubai il proprio quartier generale (con tutte le agevolazioni fiscali e legali del caso), i sussidi diretti concessi da Chavez alla gente comune appaiono molto meno radicali La tutela principale dell'America Latina contro la possibilità di shock futuri (e dunque contro la dottrina dello shock) deriva dalla nuova indipendenza del continente dalle istituzioni finanziarie di Washington, risultato di una maggiore integrazione tra i governi regionali L'Alternativa boliviana per le Americhe (Alba) è la risposta del continente alla Zona di libero scambio delle Americhe, l'ormai defunto sogno corporativista di una zona di libero scambio che si estendesse dall'Alaska alla Terra del Fuoco Anche se l'Alba è ancora agli inizi Emir Sader, sociologo brasiliano, ne descrive la promessa come "un esempio perfetto di commercio davvero equo: ogni Paese fornisce le merci che è più adatto a produrre in cambio di ciò di cui più bisogno, indipendentemente dai prezzi del mercato globale" Dunque la Bolivia fornisce gas a prezzi scontati e fissi, il Venezuela offre petrolio a tassi agevolati Paesi più poveri ed esperienza nello sviluppo delle riserve, e Cuba invia migliaia di medici per offrire servizi sanitari gratuiti a tutto il continente, e intanto addestra i tirocinanti di altri Paesi nelle proprie facoltà di medicina Questo è un modello molto diverso dal genere di scambio accademico che iniziò all'Università di Chicago a metà degli anni Cinquanta, quando gli studenti latinoamericani imparavano una singola, rigida ideologia ed erano rispediti in patria per imporla in modo uniforme in tutto il continente Il beneficio principale è che l'Alba è essenzialmente un sistema di baratto, in cui ogni Paese decide autonomamente quanto vale ogni merce o servizio, anziché lasciare che siano gli operatori di Borsa a New York, Chicago o Londra a fissare i prezzi In questa situazione il commercio è meno vulnerabile al genere di repentine fluttuazioni nei prezzi che hanno devastato le economie latinoamericane nel recente passato Circondata da turbolente acque finanziarie, l'America Latina sta creando una zona di relativa calma e prevedibilità economica, un'impresa che si riteneva impossibile nell'era della globalizzazione Quando un Paese si trova di fronte a un deficit finanziario, questa maggiore integrazione gli permette di non dover ricorrere al Fmi o al Tesoro americano per ottenere fondi È un grande vantaggio, perché la Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti del 2006 afferma chiaramente che per Washington la dottrina dello shock è ancora viva e vegeta: "Se si verificano crisi, la risposta del Fmi deve ribadire la responsabilità di ciascun Paese per le proprie scelte economiche" afferma il documento "Un Fmi riorientato rafforzerà le istituzioni del mercato e la disciplina del mercato per quanto attiene alle decisioni finanziarie." Questo genere di "disciplina del mercato" può essere imposta solo se i governi chiedono effettivamente aiuto a Washington: come Stanley Fischer spiegò durante la crisi finanziaria asiatica, il Fmi può essere d'aiuto soltanto se l'aiuto gli viene chiesto, "ma quando [un Paese] finisce i soldi, non più molti posti a cui rivolgersi" Ma oggi non è più così Grazie all'aumento del prezzo del petrolio, il Venezuela si è affermato come importante finanziatore di altri Paesi in via di sviluppo, permettendo a questi ultimi di aggirare Washington, I risultati sono stati sorprendenti Il Brasile, così a lungo incatenato a Washington dagli enormi debiti contratti, oggi rifiuta un nuovo accordo il Fmi Il Nicaragua sta negoziando l'uscita dal Fondo, il Venezuela si è ritirato sia dal Fmi sia dalla Banca mondiale, e persino l'Argentina, l'ex "alunno modello" di Washington, è parte del trend Nel suo discorso sullo Stato dell'unione del 2007, il presidente Nestor Circhner affermato che i creditori stranieri del Paese gli avevano detto: "Dovete firmare un accordo il Fondo internazionale per poter saldare il debito" Noi abbiamo ribattuto: "Signori, noi siamo uno Stato sovrano Vogliamo pagare il debito, ma non abbiamo la minima intenzione di firmare un altro accordo il Fmi" Di conseguenza, il Fmi, che negli anni Ottanta e Novanta esercitava un potere assoluto, non è più una forza dominante sul continente Nel 2005, l'America Latina costituiva l'80 per cento del portafoglio prestiti del Fmi; nel 2007, il continente rappresentava solo l'1 per cento: una radicale inversione di rotta, in soli due anni "C'è vita oltre il Fmi" dichiarò Kirchner "ed è una bella vita." La trasformazione va oltre l'America Latina In soli tre armi, il portafoglio prestiti mondiale del Fmi si era ridotto da 81 a 11,8 miliardi di dollari, di cui gran parte era destinata alla Turchia Il Fmi, un paria in così tanti Paesi dove trattato le crisi come opportunità di profitto, sta iniziando a perdere terreno La Banca mondiale di fronte a sé un futuro altrettanto gramo Nell'aprile 2007, il presidente dell'Ecuador Rafael Correa rivelò di aver sospeso tutti i prestiti dalla Banca e dichiarò che il rappresentante dell'istituzione in Ecuador era "persona non gradita": un passo straordinario Due anni prima, spiegò Correa, la Banca mondiale aveva usato un prestito da 100 milioni di dollari per sconfiggere una legislazione economica che avrebbe redistribuito i proventi del petrolio poveri del Paese "L'Ecuador è uno Stato sovrano e noi non ci piegheremo all'estorsione da parte di questa burocrazia internazionale" disse Nel frattempo, Evo Morales annunciò che la Bolivia sarebbe uscita dalla Corte arbitrale della Banca mondiale, l'organismo che permette alle multinazionali di fare causa governi nazionali per misure che abbiano impedito loro di realizzare dei profitti "I governi dell'America Latina, e io credo il mondo intero, non vincono mai le cause Vincono sempre le multinazionali" disse Morales Quando Paul Wolfowitz fu costretto ad annunciare le sue dimissioni da presidente della Banca mondiale nel maggio 2007, fu chiaro che l'istituzione doveva prendere misure disperate per salvarsi dalla profonda crisi di credibilità Nel mezzo dell'affaire Wolfowitz, il "Financial Times" riferì che quando i manager della Banca mondiale dispensavano consigli nei Paesi in via di sviluppo, "ormai suscitavano solo ilarità" Se aggiungiamo il collasso dei negoziati del Wto nel 2006 (che generò dichiarazioni sulla "morte della globalizzazione"), il futuro delle tre principali istituzioni che avevano imposto l'ideologia della Scuola di Chicago sotto le mentite spoglie dell'inevitabilità economica sono a rischio di estinzione È logico che la rivolta contro il neoliberismo si trovi al suo stadio più avanzato in America Latina: in qualità di abitanti del primo laboratorio di shock, i latinoamericani hanno avuto più tempo degli altri popoli per ritrovare il loro equilibrio Anni di marce e dimostrazioni hanno creato nuovi raggruppamenti, che col tempo hanno raccolto forza sufficiente non solo per salire al potere, ma per iniziare a cambiare le strutture di potere dello Stato Ci sono segnali che altri ex laboratori di shock si stiano avviando lungo la stessa strada In Sudafrica, il 2005 e il 2006 furono gli anni in cui le baraccopoli a lungo trascurate abbandonarono decisione la loro lealtà all'Anc, e iniziarono a protestare contro le promesse che la Freedom Charter non aveva mantenuto I giornalisti stranieri commentarono che una sollevazione di questo genere non si vedeva da quando le townships si erano ribellate all'apartheid Ma il mutamento di umore più evidente si sta verificando in Cina Per molti anni, il terrore puro del massacro di piazza Tienanmen riuscì a sopprimere la rabbia popolare per l'erosione dei diritti dei lavoratori e la sempre più drammatica povertà nelle campagne Ma oggi le cose sono cambiate Secondo fonti ufficiali governative, nel 2005 ci furono non meno di 87.000 grandi manifestazioni di protesta in Cina, che coinvolsero oltre milioni di lavoratori e contadini Nota: "Quattro milioni di lavoratori!" esclamò un gruppo di scrittori progressisti americani "Negli Stati Uniti abbiamo celebrato la nascita di un nuovo movimento sociale globale quando 60.000 persone hanno partecipato alla "Battaglia di Seatde" nel 1999." L'ondata attivista cinese incontrato una durissima repressione da parte dello Stato nel 1989, ma ottenuto anche diverse vittorie concrete: molti nuovi investimenti nelle aree rurali, sanità migliore, promesse di eliminare le tasse sull'educazione Anche la Cina sta uscendo dallo shock Qualunque strategia che si basi sullo sfruttamento di una finestra di opportunità aperta da uno shock traumatico deve fare affidamento su un elemento di sorpresa Uno stato di shock, per definizione, è un momento in cui c'è uno iato tra la velocità cui evolvono gli eventi e le informazioni disponibili per spiegarli Il filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard, da poco scomparso, descrisse gli eventi terroristici come "un eccesso di realtà": in questo senso, in Nordamerica, gli attacchi dell'11 settembre furono, in un primo momento, evento puro, realtà grezza, non alterata dalla storia, dai diversi modi di raccontarla, da qualsiasi cosa che potesse colmare il divario tra realtà e comprensione.''' Senza una storia, noi siamo - come molti di noi erano dopo l'11 settembre - profondamente vulnerabili all'azione di quelle persone che sono pronte a trarre vantaggio dal caos per i propri scopi Appena disponiamo di una nuova versione dei fatti che offre una diversa prospettiva sugli eventi scioccanti, ritroviamo l'orientamento e il mondo torna ad avere un senso per noi Gli addetti agli interrogatori nelle prigioni, esperti nell'uso dello shock e della regressione psicologica, comprendono bene questo processo E la ragione per cui i manuali della Cia pongono l'accento sulla necessità di separare i detenuti da qualsiasi cosa che permetterebbe loro di dare un senso logico alla propria situazione: gli input sensoriali, gli altri prigionieri, addirittura la possibilità di comunicare le guardie "I prigionieri vanno segregati immediatamente" si legge nel manuale del 1983 "L'isolamento, fisico e psicologico, va mantenuto fin dal momento della cattura." Chi conduce gli interrogatori sa che i prigionieri parlano Si avvertono l'un l'altro su cosa sta per succedere, si passano biglietti tra le sbarre A quel punto i carcerieri perdono autorità Hanno ancora il potere di infliggere dolore fisico, ma hanno perso gli strumenti psicologici più efficaci per manipolare e "spezzare" i prigionieri: la confusione, il disorientamento e la sorpresa Senza quegli elementi, non può esserci shock Lo stesso vale per le società Quando i meccanismi della dottrina dello shock sono profondamente e collettivamente compresi, diventa più difficile cogliere di sorpresa intere comunità, diventa più difficile gettarle nella confusione Sono diventate a prova di shock La forma estremamente violenta di capitalismo dei disastri che dominato a partire dall'I settembre è emersa in parte perché gli shock minori - crisi del debito, crolli valutari, il rischio di essere lasciati indietro "dalla storia" stavano già perdendo molto del loro potere, soprattutto a causa del troppo uso Eppure oggi, anche gli shock causati dai cataclismi, le guerre e i disastri naturali non sempre provocano il livello di disorientamento necessario per imporre una shockterapia economica contro la volontà della popolazione Ci sono fin troppi popoli al mondo che hanno avuto esperienza diretta della dottrina dello shock: sanno come funziona, hanno parlato altri prigionieri, si sono scambiati biglietti attraverso le sbarre; manca l'elemento cruciale della sorpresa Un esempio molto chiaro è la reazione di milioni di libanesi tentativi da parte dei prestatori internazionali di imporre "riforme" liberiste come precondizione degli aiuti economici per la ricostruzione dopo gli attacchi israeliani nel 2006 D progetto avrebbe dovuto funzionare alla perfezione: il Paese aveva disperato bisogno di fondi Anche prima della guerra, il Libano era indebitato come pochi altri Paesi al mondo, e le nuove perdite causate dagli attacchi a strade, ponti e piste d'atterraggio erano stimate a miliardi di dollari Dunque, quando i delegati di trenta nazioni ricche si riunirono a Parigi nel gennaio del 2007 per promettere 7,6 miliardi di dollari in prestiti e sovvenzioni per la ricostruzione, diedero per scontato che il governo libanese avrebbe accettato qualunque condizione pur di ricevere i soldi E le condizioni erano le solite: privatizzazione delle compagnie elettriche e telefoniche, aumento del prezzo del carburante, tagli servizi pubblici e aumento di una tassa già controversa sui beni di consumo Kamal Hamdan, un economista libanese, stimò che di conseguenza "le bollette sarebbero aumentate del 15 per cento a causa degli aumenti delle tasse e dei prezzi": una classica penalità della pace Quanto alla ricostruzione vera e propria, naturalmente sarebbe stata affidata giganti del capitalismo dei disastri, senza obbligarli ad assumere abitanti della zona o subappaltare ad aziende locali Al segretario di Stato americano Condoleezza Rice fu chiesto se simili rivendicazioni costituissero un'indebita interferenza da parte di uno Stato estero negli affari del Libano Rispose: "Il Libano è una democrazia Tuttavia, il Libano sta anche implementando alcune importanti riforme economiche, necessarie perché questo progetto sia attuabile" Fouad Siniora, il primo ministro libanese, appoggiato dall'Occidente, accettò serenamente le condizioni, scrollando le spalle e dicendo che "non è stato il Libano a inventare le privatizzazioni" A ulteriore riprova della sua buona volontà di collaborare, affidò il brokeraggio per la privatizzazione della compagnia libanese al gigante della sorveglianza Booz Alien Hamilton, che aveva stretti legami Bush Molti cittadini libanesi, però, furono decisamente meno collaborativi Benché gran parte delle loro case fossero ancora ridotte a cumuli di macerie, in migliaia parteciparono a uno sciopero generale, organizzato da una coalizione di sindacati e partiti politici, tra cui il partito islamico Hezbollah I manifestanti proclamarono che se ricevere fondi per la ricostruzione significava alzare il costo della vita per un popolo già devastato dalla guerra, non meritavano di essere chiamati "aiuti" Così, mentre Siniora rassicurava i benefattori a Parigi, scioperi e blocchi stradali paralizzavano il Paese: la prima rivolta nazionale a scagliarsi specificamente contro il capitalismo dei disastri che agisce dopo le guerre I manifestanti organizzarono anche un sit-in, durato due mesi, che trasformò il centro di Beirut in un incrocio tra un accampamento e un carnevale di strada La maggior parte dei reporter descrissero questi eventi come dimostrazioni di forza da parte di Hezbollah, ma Mohamad Bazzi, direttore della divisione mediorientale del "Newsday" di New York, disse che questa interpretazione trascurava il vero significato: "la motivazione principale che spinge gran parte di coloro che si sono accampati nel centro città non è l'Iran o la Siria, o i dissidi tra sciiti e sunniti E l'ineguaglianza economica che afflitto gli sciiti libanesi per decenni E una rivolta dei poveri e della classe lavoratrice" La location scelta per il sit-in fornì la spiegazione più eloquente del perché il Libano si stesse dimostrando così resistente allo shock La protesta si svolgeva nella parte del centro di Beirut che i residenti chiamano Solidere, come la società edile privata che costruito e possiede quasi ogni edificio entro i suoi confini Solidere è il risultato dell'ultimo sforzo di ricostruzione del Libano Nei primi anni Novanta, dopo la guerra civile durata quindici anni, il Paese era in rovina e lo Stato era indebitato, senza soldi per ricostruire L'affarista miliardario (e poi primo ministro) Rafiq Hariri fece una proposta: chiese che gli venisse concessa la proprietà dell'intero centro cittadino, e lui e la sua nuova società immobiliare, la Solidere, lo avrebbero trasformato nella "Singapore del Medioriente" Hariri, poi ucciso da un'autobomba nel febbraio 2005, demolì quasi tutti gli edifici, trasformando la città in una tabula rasa Gli antichi suk furono rimpiazzati da porticcioli per yacht di lusso, condomini (alcuni dei quali avevano ascensori per limousine) e lussuosi centri commerciali Quasi ogni cosa nel quartiere degli affari - edifici, piazze, forze di sicurezza - è di proprietà della Solidere Agli occhi del mondo esterno, Solidere era il simbolo glorioso della rinascita del Libano dopo la guerra; ma per molti libanesi era sempre stato una specie di ologramma Al di fuori del centro città ultramoderno, gran parte di Beirut era priva delle più basilari infrastrutture, dall'elettricità trasporti, e i fori di proiettile, risalenti al periodo della guerra civile, sulle facciate di molti palazzi non erano mai stati riparati Fu in queste baraccopoli dimenticate attorno allo sfavillante centro che Hezbollah raccolse la sua base di fedelissimi, installando generatori e trasmettitori, organizzando la raccolta dei rifiuti, fornendo sicurezza - trasformandosi nel tanto odiato "Stato nello Stato" Quando i residenti dei quartieri poveri si avventuravano nell'enclave di Solidere, ne erano spesso cacciati dagli agenti di sicurezza di Hariri: la loro presenza spaventava i turisti Raida Hatoum, attivista per la giustizia sociale a Beirut, mi disse che quando la Solidere iniziò la ricostruzione "la gente era così felice che la guerra fosse finita e le strade venissero ricostruite Quando ci accorgemmo che le strade erano state vendute, che erano in mano privati, era già troppo tardi Non sapevamo che il denaro fosse un prestito, e che in seguito avremmo dovuto restituirlo" Quell'amaro risveglio, la scoperta che le persone più svantaggiate avrebbero dovuto pagare i conti per una trasformazione che aveva giovato solo a una piccola élite, aveva reso i libanesi esperti dei meccanismi del capitalismo dei disastri Questa esperienza aiutò a tenere unito e organizzato il Paese dopo la guerra del 2006 Scegliendo di tenere il sit-in di massa all'interno della bolla di Solidere, i rifugiati palestinesi accampati fuori dal Virgin Megastore e nelle caffetterie di lusso ("Se mangiassi un panino qui sarei al verde per una settimana" osservò un manifestante), i dimostranti stavano inviando un messaggio chiaro Non volevano un'altra ricostruzione fatta di bolle in stile Solidere e periferie cadenti - di zone verdi fortificate e zone rosse nel caos ma una ricostruzione che andasse a beneficio dell'intero Paese "Come possiamo accettare ancora questo governo, che non fa che rubare?" chiese uno dei manifestanti "Questo governo, che costruito questo centro città accumulando tanti debiti? Chi li pagherà? Dovrò pagarlo io, e mio figlio dopo di me." La resistenza del Libano allo shock andò oltre le proteste Si espresse anche attraverso un intenso sforzo di ricostruzione parallela Nel giro di pochi giorni dal cessate il fuoco, i comitati di quartiere di Hezbollah avevano visitato molte delle case colpite dagli attacchi aerei, quantificato i danni e già stavano distribuendo 12.000 dollari in contanti alle famiglie sfollate, per coprire le spese di un anno per affitto e mobilio Come osservarono da Beirut le giornaliste indipendenti Ana Nogueira e Saseen Kawzally: "La cifra equivale a sei volte l'ammontare assegnato dalla Fema sopravvissuti a Katrina" E quella che sarebbe stata musica per le orecchie dei sopravvissuti, il leader di Hezbollah, lo sceicco Hassan Nasrallah, promise al Paese in un annuncio trasmesso in televisione: "Non avrete bisogno di chiedere favori a nessuno, né di fare la fila" La versione Hezbollah degli aiuti non filtrava attraverso il governo o le ong straniere Non serviva a costruire alberghi a cinque stelle, come a Kabul, o piscine olimpioniche per gli addestratori della polizia, come in Iraq Piuttosto, Hezbollah fece ciò che Renuka, la sopravvissuta allo tsunami in Sri Lanka, desiderava che qualcuno facesse per la sua famiglia: consegnare gli aiuti nelle loro mani Hezbollah coinvolse nella ricostruzione anche i membri della comunità: si rivolse a imprese edili locali (che lavoravano in cambio dei pezzi di metallo che raccoglievano), mobilitò 1500 ingegneri e organizzò squadre di volontari Grazie a queste iniziative, una settimana dopo la fine dei bombardamenti la ricostruzione era già iniziata." Sulla stampa americana, queste iniziative furono quasi invariabilmente derise, e definite corruzione o clientelismo: il tentativo di Hezbollah di comprare il sostegno della popolazione dopo aver provocato l'attacco da cui il Paese stava tentando di risollevarsi (David Frum insinuò addirittura che le banconote distribuite da Hezbollah fossero false) Non c'è dubbio che Hezbollah sia impegnato in politica oltre che negli aiuti umanitari, e che sono stati i fondi iraniani a rendere possibile la sua generosità Ma altrettanto importante per la sua efficienza è stato lo status di Hezbollah di organizzazione locale, indigena, sorta dai quartieri che venivano ricostruiti, A differenza delle aziende straniere che imponevano i loro progetti da lontane burocrazie attraverso un management d'importazione, sicurezza privata e traduttori, Hezbollah poteva agire rapidamente perché conosceva ogni vicolo e ogni trasmittente tenuta insieme col nastro adesivo, e sapeva di chi poteva fidarsi perché il lavoro fosse svolto bene Se i residenti del Libano erano grati per i risultati ottenuti, era anche perché sapevano qual era l'alternativa L'alternativa era Solidere Non sempre rispondiamo agli shock la regressione A volte, di fronte a una crisi, cresciamo: in fretta Questo impulso venne fortemente alla ribalta in Spagna, l'11 marzo 2004, quando dieci bombe esplosero in treni pendolari e stazioni ferroviarie a Madrid, uccidendo quasi duecento persone Il presidente José Maria Aznar andò immediatamente in televisione e disse agli spagnoli che la colpa era dei separatisti baschi, e lì pregò di dargli il loro sostegno per la guerra in Iraq "Non è possibile, né desiderabile, negoziare questi assassini, che tante volte hanno seminato morte in tutta la Spagna Solo la fermezza potremo porre fine agli attacchi", disse." Gli spagnoli reagirono male a quelle parole "Sentiamo ancora gli echi di Franco" disse José Antonio Martines Soler, noto direttore di un quotidiano di Madrid che era stato perseguitato durante la dittatura di Francisco Franco "In ogni azione, in ogni gesto, in ogni frase, Aznar detto alla gente che aveva ragione lui, che lui era il depositario della verità e che chi non era d'accordo lui era suo nemico." In altri termini, le stesse qualità che gli americani identificavano una "leadership forte" nel loro presidente dopo l'11 settembre, in Spagna erano considerate perniciosi segnali di un fascismo in ascesa Il Paese era a tre giorni dalle elezioni nazionali, e ricordando l'epoca in cui la paura governava la politica, gli elettori sconfissero Aznar e scelsero un partito che avrebbe ritirato le truppe dall'Iraq Come in Libano, fu la memoria collettiva degli shock passati a rendere la Spagna resistente nuovi Tutti gli shockterapeuti hanno come proprio obiettivo la cancellazione della memoria Ewen Cameron era convinto di dover ripulire le menti dei suoi pazienti, per poi ricostruirle Gli occupanti americani in Iraq non sentivano il bisogno di fermare il saccheggio dei musei e delle biblioteche, pensando che potesse semplificare il loro lavoro Ma come faceva Gail Kastner, l'ex paziente di Cameron, la sua intricata architettura di carte, libri e liste, i ricordi si possono ricostruire, nuove narrazioni possono essere create La memoria, sia individuale sia collettiva, si rivela come il più grande ammortizzatore per lo shock Nonostante tutti i tentativi riusciti di lucrare sullo tsunami del 2004, la memoria si è dimostrata anche un efficace strumento di resistenza in alcune delle aree colpite, in particolare la Thailandia Dozzine di villaggi sulla costa furono rasi al suolo dall'onda, ma diversamente dallo Sri Lanka, molti insediamenti thailandesi furono ricostruiti successo nel giro di qualche mese La differenza non era dovuta al governo I politici thailandesi erano desiderosi quanto tutti gli altri di sfruttare lo tsunami come pretesto per cacciare i pescatori e consegnare la terra grandi villaggi turistici Ma ciò che differenziava la Thailandia era che gli abitanti dei villaggi mostravano un intenso scetticismo verso le promesse dei governanti, e rifiutavano di attendere pazientemente nei campi un piano di ricostruzione ufficiale Invece, a distanza di poche settimane, centinaia di abitanti dei villaggi intrapresero quella che chiamavano "reinvasione" della terra Marciarono gli attrezzi in mano davanti alle guardie armate stipendiate dagli imprenditori edili, e iniziarono a segnare le aree dove un tempo sorgevano le loro case A volte la ricostruzione iniziava immediatamente "Sono disposta a scommettere la mia vita su questa terra, perché è nostra" disse Ratree Kongwatmai, che aveva perso quasi tutta la famiglia nello tsunami." Le reinvasioni più coraggiose furono opera dei pescatori indigeni thailandesi, i Moken o "zingari del mare" Dopo essersi visti negare il diritto di voto per secoli, i Moken non si illudevano che uno Stato benevolo avrebbe dato loro un pezzo di terra in cambio delle proprietà costiere che erano state sequestrate Dunque, in un episodio particolarmente drammatico, gli abitanti del villaggio di Ban Tung Wah nella provincia di Phang Nga "si riunirono e marciarono verso le loro case; circondarono il loro villaggio in rovina delle funi, come gesto simbolico per rimarcare la loro proprietà della terra" come spiegò un rapporto stilato da un'ong thailandese "Con l'intera comunità accampata lì fuori, diventò difficile per le autorità cacciarli via, soprattutto perché l'attenzione dei media era tutta rivolta al risanamento dopo lo tsunami." Alla fine, gli abitanti negoziarono un accordo il governo per cedere parte delle loro terre sulla costa in cambio di protezione legale sul resto della terra dei loro padri Oggi, il villaggio ricostruito è una vetrina per la cultura Moken, completo di museo, centro di aggregazione, scuola e mercato "Ora, i funzionari dei sotto-distretti vengono a Ban Tung Wah per studiare il "risanamento post-tsunami gestito dal popolo", mentre ricercatori e studenti universitari vengono in pullman per studiare "la saggezza degli indigeni" Lungo tutta la costa thailandese colpita dallo tsunami, questo genere di ricostruzione diretta è la norma La chiave del loro successo, dicono i leader della comunità, è che "la gente negozia i suoi diritti sulla terra da una posizione di occupazione"; alcuni hanno chiamato questa pratica "negoziare le mani" I sopravvissuti della Thailandia hanno anche richiesto un tipo diverso di aiuti: anziché accontentarsi di sovvenzioni, hanno preteso gli strumenti per ricostruire da soli Dozzine di studenti e professori di architettura thailandesi, per esempio, si sono offerti di aiutare la comunità a progettare le nuove case e a disegnare i piani di ricostruzione; i maestri costruttori di navi hanno insegnato pescatori a realizzare nuove barche, più sofisticate Il risultato è che le comunità sono più forti di prima dello tsunami Le case su palafitte costruite dai thailandesi a Ban Tung Wah e Baan Nairai sono bellissime e resistenti; sono anche meno costose, più grandi e più fresche dei soffocanti cubicoli prefabbricati offerti dagli appaltatori stranieri Un manifesto realizzato da una coalizione di comunità di sopravvissuti allo tsunami delinea questa filosofia: "Il lavoro di ricostruzione dovrebbe essere svolto il più possibile in modo autonomo dalle comunità locali Lasciare fuori gli appaltatori, lasciare che le comunità siano responsabili delle proprie abitazioni" Un anno dopo Katrina, un importante scambio si verificò in Thailandia fra i leader dello sforzo di ricostruzione dal basso e una piccola delegazione di sopravvissuti all'uragano di New Orleans Gli americani visitarono diversi villaggi ricostruiti in Thailandia, e rimasero colpiti dalla velocità cui il risanamento era diventato realtà "A New Orleans, aspettiamo che il governo agisca per noi, ma qui voi tutti ve la cavate da soli" disse Endesha Juakali, fondatore del "villaggio dei sopravvissuti" a New Orleans "Quando torneremo a casa" promise "il vostro modello sarà il nostro nuovo obiettivo." Dopo che gli operatori sociali di New Orleans furono tornati a casa, ci fu in effetti un'ondata di "azione diretta" in città Juakali, il cui quartiere era ancora in rovine, organizzò squadre di costruttori locali e volontari per ripulire a fondo l'interno allagato di ogni casa dell'isolato; poi si spostavano nella successiva Disse che il suo viaggio nella regione dello tsunami gli aveva dato "una giusta prospettiva su [… ] come il popolo di New Orleans dovrà lasciar da parte la Fema e il governo della città e dello Stato, e iniziare a chiedersi: "Cosa possiamo fare ora per iniziare a ricostruire i nostri quartieri nonostante il governo, non a causa del governo?" Un'altra veterana del viaggio in Asia, Viola Washington, tornò al suo quartiere di New Orleans, Gentilly, un atteggiamento tutto nuovo "Divisi in settori una mappa di Gentilly, organizzai comitati rappresentativi per ogni sezione e nominai dei leader che dovevano incontrarsi per discutere le necessità legate alla ricostruzione." Spiegò che "mentre combattiamo perché il governo ci dia i nostri soldi, non vogliamo stare le mani in mano, ma cercare di rimetterci in piedi" A New Orleans ci furono azioni ancor più dirette Nel febbraio 2007, gruppi di residenti che avevano vissuto nelle case popolari che l'amministrazione Bush progettava di far abbattere iniziarono a "reinvadere" le loro vecchie case, occupandole I volontari aiutarono a ripulire gli appartamenti e raccolsero fondi per comprare generatori e pannelli solari "La mia casa è il mio castello, e me lo riprenderò" annunciò Gloria Williams, residente del complesso di case popolari C.J Peete La reinvasione si trasformò in un party di quartiere, allietato dalla musica di una delle tipiche brass band di New Orleans C'erano molti motivi per festeggiare: almeno per ora, questa comunità era sfuggita al grande bulldozer culturale che si autodefinisce ricostruzione Un tratto comune unisce tutti questi esempi di persone che ricostruiscono le loro case: i partecipanti dicono che non stanno solo riparando edifici, ma ricostruendo se stessi È perfettamente logico L'esperienza universale di sopravvivere a un grande shock è la sensazione di essere completamente impotenti: di fronte a forze colossali, i genitori perdono la capacità di salvare i loro bambini, i coniugi sono separati, le case - luoghi di protezione diventano trappole mortali Il modo migliore per risollevarsi dall'impotenza si rivela quello di essere d'aiuto: avere il diritto di far parte di un risanamento collettivo "Riaprire la nostra scuola significa che questa è una comunità davvero speciale, tenuta insieme non solo dalla geografia ma dalla spiritualità, dai legami di sangue e dal desiderio di tornare a casa" disse il vicepreside della scuola elementare Dr Martin Luther King Jr nel quartiere Lower Ninth Ward di New Orleans Questi sforzi di ricostruzione dal basso rappresentano l'antitesi dell'ethos proprio del capitalismo dei disastri, la sua perpetua ricerca di tabula rasa e tele bianche su cui costruire Stati modello Come le cooperative agricole e operaie dell'America Latina, sono intrinsecamente portati all'improvvisazione, ad arrangiarsi le poche braccia a disposizione e i pochi attrezzi arrugginiti che non sono stati trascinati via, rotti o rubati A differenza della fantasia del Rapimento al cielo, la cancellazione apocalittica che permette l'eterea fuga dei veri credenti, i movimenti di rinnovamento locali partono dalla premessa che non c'è via di scampo dalle concrete catastrofi che abbiamo causato, e che c'è già stata abbastanza cancellazione - di storia, di cultura, di ricordi Questi movimenti non vogliono ricominciare da zero, ma dai brandelli, dalle macerie che sono tutto intorno a loro Mentre la crociata corporativista prosegue nel suo violento declino, alzando al massimo i livelli di shock per penetrare la sempre maggiore resistenza che incontra, questi progetti mostrano una nuova via tra i diversi fondamentalismi Radicali solo nel loro profondo senso pratico, radicati nelle comunità in cui vivono, questi uomini e queste donne si vedono come semplici artigiani, che prendono ciò che è rotto e lo aggiustano, lo rafforzano, rendendolo migliore e più equo Ma soprattutto, stanno accumulando resistenza: per quando arriverà il prossimo shock Ringraziamenti Credo che esista qualche regola letteraria che vieti di dedicare due libri alla stessa persona Per questo libro ho bisogno di infrangerla Questo progetto non sarebbe stato possibile fisicamente, intellettualmente ed emotivamente senza mio marito, Avi Lewis Avi collabora me in tutto: è mio editor, compagno di viaggio (in Sudafrica, nello Sri Lanka, a New Orleans), e rende migliore la mia vita Questo libro l'abbiamo creato insieme L'incarico mi avrebbe certamente sovrastata senza lo straordinario lavoro della mia assistente alle ricerche, Debra Levy Debra dedicato tre anni della sua vita a questo libro, prendendosi una pausa solo per avere un bambino Le sue straordinarie abilità di ricerca hanno lasciato il segno in ogni pagina Ha portato alla luce informazioni nuove ed eccitanti, gestito e organizzato fonti complesse, condotto numerose interviste, infine sottoposto l'intero manoscritto alla verifica dei fatti Sono immensamente grata per essere stata affiancata da una collega tanto scrupolosa e di talento Debra desidera estendere i ringraziamenti a Kyle Yamada e ad Ari Yamada-Levy, e anch'io Due editor, che hanno lavorato in una relazione editoriale collaborativa e gratificante come poche, hanno dato forma a questo manoscritto in modi troppo profondi per essere descritti: Louise Dennys alla Knopf Canada e Frances Coady alla Metropolitan Books Louise e Frances, che sono anche mie amiche e mentori, mi hanno spinta a dirigere la tesi verso aree completamente nuove, e mi hanno assicurato i mesi necessari per dar seguito alle loro sfide rigorose Louise è stata mia fedele editor e fiera sostenitrice fin dai tempi di No Logo, e le SOHO debitrice per la sua capacità di moderarmi e incitarmi allo stesso tempo Quando ho consegnato la nuova bozza, revisionata e molto più lunga, Frances l'ha riorganizzata e ridefinita un impegno continuo e impressionante Il fatto che il mondo editoriale abbia ancora spazio per giganti intellettuali come queste due donne mi dà speranza per il futuro dei libri Il manoscritto è stato ulteriormente perfezionato grazie riscontri efficaci di Helen Conford della Penguin UK, che lavorato a stretto contatto noi fin dai primi giorni La passione senza confini di Alison Reed per questo progetto, insieme alla sua attenzione nel rifinire il testo, rendono il titolo di redattrice del tutto inadeguato Sono in debito lei La mia brillante agente Amanda Urban, creduto in questo libro quando doveva occuparsi solo dell'Iraq, e la sua fiducia e fedeltà sono cresciute a ogni scadenza oltrepassata e a ogni schema rivisto ed esteso Amanda anche la fortuna di poter contare sul miglior gruppo di lavoro possibile: Margaret Halton, Kate Jones, Elizabeth Iveson, Karolina Sutton e Liz Farrell Circondati dalle donne della ICM Books ci si sente pronti a qualsiasi cosa Siamo tutti grati per le basi poste da Nicole Winstanley e Bruce Westwood Jackie Joiner dirige la Klein Lewis Productions Per due armi fatto da scudo umano, tenendo il mondo al margine in modo che io potessi concentrarmi Quando poi la bozza è stata pronta, Jackie ci messi tutti in movimento come un grande direttore d'orchestra Dire di più sulle prodezze quotidiane di Jackie nell'amministrazione creativa susciterebbe invidia, quindi mi fermo qui La squadra della ICM trovato editori perfetti per questo libro in tutto il mondo, concedendomi in questo modo il lusso di costituire un gruppo internazionale di ricercatori e revisori, senza i quali io e Debra non avremmo mai potuto portare a termine un progetto di tale portata Ogni ricercatore si è preso in carico pezzi cruciali del puzzle, basandosi sulle sue specializzazioni e aree di competenza La mia cara amica Andréa Schmidt, la quale ho viaggiato in Iraq, è stata una compagnia intellettuale costante, non solo fornendomi enormi e iperorganizzate carteUette di letture sugli argomenti più tetri, ma anche istruendomi e incitandomi ad andare a fondo nell'orrore Le sezioni sulla tortura sono in gran parte il risultato delle nostre infinite conversazioni Andréa anche letto le bozze, offrendomi alcuni dei riscontri più importanti Aaron Maté è stato il mio principale ricercatore tra il 2003 e il 2005, quando il mio lavoro di giornalista era centrato esclusivamente sulla trasformazione economica dell'Iraq È stata una benedizione lavorare lui, un grande intelletto e un giornalista straordinario La sua impronta è evidente nei capitoli dedicati all'Iraq, così come in quelli su Israele e Palestina Fernando Rouaux e Shana Yael Shubs, entrambi promettenti studiosi di studi latinoamericani, hanno scoperto una riserva ampiamente inesplorata di scritti economici sull'interrelazione tra le crisi e le riforme neoliberali È stato questo materiale a farmi comprendere l'importanza della dottrina dello shock presso i più alti ranghi delle istituzioni finanziarie internazionali Fernando condotto numerose interviste per me a Buenos Aires, e Shana tradotto dozzine di documenti e articoli dallo spagnolo all'inglese Hanno inoltre sottoposto a una rigorosa verifica i capitoli del libro dedicati all'Argentina La meravigliosa Amanda Alexander è stata la mia principale ricercatrice per il capitolo sul Sudafrica, verificando e trascrivendo interviste lo straordinario aiuto di Audrey Sasson Amanda inoltre condotto ricerche fondamentali sul periodo della shockterapia in Cina Molti altri ricercatori si sono uniti al gruppo nei vari passaggi: Bruno Anili, Emily Lodish (in particolare sulla Russia), Hannah HoUeman (sulla crisi finanziaria in Asia), Wes Enzinna (comprese interviste dell'ultimo minuto in Bolivia), Emma Ruby-Sachs, Grace Wu e Nepomuceno Malaluan Debra Levy, bibliotecaria, desidera ringraziare il personale paziente e pieno di risorse delle biblioteche della University of Oregon, della Corvallis-Benton County Public Library e della Eugene Public Library Anche la mia cronaca giornalistica in questo campo fatto affidamento su molti ricercatori, traduttori, correttori e amici - troppi per citarli tutti, ma questo è un inizio In Iraq: Salam Onibi, Linda Albermani, Khalid al-Ansary e Andrew Stem, uno dei migliori giornalisti a Baghdad, oltre che amico e compagno di viaggio In Sudafrica: Patrick Bond, Heinrich Bohmke, Richard Pithouse, Raj Patel e, come sempre, il brillante e instancabile Ashwin Desai Ringraziamenti speciali per Ben Cashdan e il suo gruppo per aver condiviso le interviste Nelson Mandela e l'arcivescovo Desmond Tutu, e per molto altro A New Orleans: Jordan Flaherty, Jacquie Soohen, Buddy e Annie Spell Nello Sri Lanka: Kudami e Dileepa Witharana sono stati per me e Avi delle guide spirituali e intellettuali, oltre che interpreti Sarath Fernando, Kath Noble e il resto del gruppo del Monlar sono stati la nostra base e la ragione principale per cui abbiamo intrapreso il viaggio Quando sono tornata in Canada, Stuart Laidlaw trascritto ore di interviste, mentre Loganathan Sellethurai e Anusha Kathiravelu hanno trascritto e tradotto dal tamil e dal singalese Boris Kagarlitsky mi è stato d'aiuto per il capitolo sulla Russia Przemyslaw Wielgosz, Marcin Starnawski e Tadeusz Kowalik hanno messo a disposizione il loro tempo per spiegarmi la transizione polacca Marcela Oliviera mi messo in contatto i'partecipanti al movimento contro la shockterapia in Bolivia Tom Kerr della Asian Coalition for Housing Rights è stato il nostro collegamento per la ricostruzione post-tsunami in Thailandia Questo libro avuto la sua genesi dopo un anno trascorso in Argentina, dove un gruppo di nuovi amici mi spiegato le radici cruente del progetto della Scuola di Chicago, spesso condividendo me le loro strazianti storie personali e familiari Questi pazienti insegnanti sono stati, tra gli altri, Marta Dillon, Claudia Acufia, Sergio Ciancaglini, Nora Strejilevich, Silvia Delfino, Ezequiel Adamovsky, Sebastian Hacher, Cecilia Sainz, Julian A Massaldi-Fuchs, Esteban Magnani, Susana Guichal e Tomas Bril Mascarenhas Hanno cambiato la mia visione del mondo L'analisi della tortura che compare in questo libro è stata delineata grazie a dozzine di interviste condotte persone che hanno subito abusi in carcere, e persone che hanno dedicato la loro vita a offrire assistenza sopravvissuti Desidero ringraziare in particolare Federico Allodi e Miralinda Friere, entrambi fondatori del Canadian Centre for the Victims of Tortures, e Shokoufeh Sakhi, Carmen SiUato e Juan Miranda Alcune delle persone a me più vicine sono a loro volta scrittori specializzati in alcuni dei temi trattati in questo libro, e molti di loro hanno letto le bozze e trascorso ore a discuterne le idee Kyo Maclear mi passato libri e articoli, e il suo riscontro sulla prima bozza mi permesso di comprendere meglio la stratificazione del colonialismo; Seamus Milne, che reso il contro editoriale del "Guardian" un vero e proprio forum di dibattito internazionale, è stato mio insegnante per gli anni della Thatcher e mio consigliere politico su molto altro; Michael Hardt mi fatto riconsiderare le mie premesse e si è rassegnato al mio emergente keynesianismo; Betsy Reed, la mia editor al "Nation", mi aiutata a mettere a fuoco la tesi e editato il mio primo articolo dei disastri del disastro, oltre che decine di altri articoli; il temerario Jeremy ScahiU letto i primi capitoli e trasformato il mio panico in ricerche sullo stato della privatizzazione della guerra (e della vita); Katharine Viner è stata la luce in fondo al tunnel e sta rendendo il "Guardian" la rampa di lancio per questo libro Ma questi cari amici, che per caso sono anche colleghi, mi hanno soprattutto tenuto compagnia e mi hanno ispirata negli anni solitari dedicati alla scrittura Io non sono un'economista, ma mio fratello, direttore dell'indispensabile British Columbia Canadian Centre for Policy Alternatives, è la mia arma nel settore Si è rassegnato a telefonate a orari improbabili richieste estemporanee di aiuto sulla teoria monetaria e dettagliatamente editato la prima bozza, incoraggiandomi e proteggendomi al suo meglio Ricardo Grinspun, un brillante economista specializzato sul Sudamerica alla York University (citato nel testo), è stato così gentile da leggere il manoscritto e fornire importanti riscontri specialistici Lo stesso fatto Stephen McBride, direttore del Centre for Global Political Economy alla Simon Fraser University Sono onorata del fatto che entrambi abbiano sottratto del tempo loro numerosi impegni per accettare un altro studente, e nessuno dei due deve essere ritenuto responsabile per i miei errori I miei genitori, Bonnie e Michael Klein, mi hanno offerto fantastici riscontri sulle bozze, e si sono presi cura di me quando mi sono trasferita da loro per la stesura del testo Entrambi hanno appassionatamente protetto l'idea di una sfera pubblica fuori dal mercato per tutta la loro vita, Michael nella sanità e Bonnie nell'arte La mia eroica suocera Michele Landsberg, letto il manoscritto e mi incitata come solo lei sa fare L'insistenza di mio suocero, Stephen Lewis, perché ponessi il problema dell'Aids nel contesto del fondamentalismo del libero mercato mi incoraggiata a scrivere questo libro Molti altri fantastici editor e i loro collaboratori hanno dato il loro supporto a questo progetto, tra questi Brad Martin alla Random House of Canada, John Sterling e Sara Bershtel alla Metropolitan di New York, Stefan McGrath e la creativa e intelligente squadra della Penguin UK, Peter Sillem alla Fischer Verlag, Carlo Brioschi alla Rizzoli, Erik Visser alla De Gens, Claudia Casanova alla Paidós, Jan-Erik Petterson alla Ordfront, Ingerì Engelstad alla Oktober, Roman Kozyrev alla Dobraya Kniga, Marie Catherine Vacher alla Actes Sud e tutti alla Leméac Tutti noi siamo enormemente in debito l'imperturbabile Adrienne PhOlips, managing editor alla Knopf Canada Non solo tenuto insieme questa squadra confusa, ma, Margaret Halton e Jackie Joiner, fatto in modo che il libro uscisse contemporaneamente in diverse lingue, una sorta di miracolo editoriale Sono inoltre estremamente grata a Scott Richardson per il suo design elegante e allegro, a Doris Cowan per la sua attenta correzione delle bozze e a Beate Schwirtilch per la sua esperta composizione tipografica Barney GUmore è stato, ancora una volta, magistrale nella composizione degli indici Mark A Fowler è il miglior esempio di avvocato specializzato in diffamazioni ed è stato un piacere discutere lui Ringrazio anche Sharon Klein, Tara Kennedy, Maggie Richards, Preena Gadher e Rosie Glaisher, così come tutti i traduttori che porteranno questo libro a lettori in tutto il mondo Oltre ricercatori che hanno lavorato direttamente a questo progetto, molti attivisti e scrittori mi hanno aiutata lungo la strada I fantastici membri del Focus on the Global South di Bangkok sono stati i primi a identificare la "ricostruzione" come la nuova frontiera del neocolonialismo, un'estensione del loro lavoro di vecchia data sullo sfruttamento delle crisi Sono particolarmente grata all'acutezza di Shalmali Guttal e di Walden Bello Sono in debito Chris Kromm e il gruppo dell'Institute for Southern Studies, così come agli scritti e all'attivismo dell'avvocato per i diritti imiani Bill Quigley, per le loro insuperabili ricerche sul capitalismo dei disastri a New Orleans Soren Ambrose, in precedenza di Five Years is Enough, è stato una risorsa insuperabile sulle instituzioni finanziarie internazionali La mia ricerca sugli abusi carcerari contemporanei è stata supportata da Michael Ratner e dalla coraggiosa squadra del Center for Costitutional Rights, così come da John Sifton alla Human Rights Watch, dai report di Amnesty International e da Jameel Jaffer alla American Civil Liberties Union Molti dei documenti in precedenza segreti citati nel testo sono stati portati alla luce dallo straordinario personale del National Security Archive Un'altra risorsa importante sono state le interviste della trilogia documentario trasmessa dalla Pbs nel 2002, Commanding Heights: The Battle for the World Economy La maggior parte delle citazioni che compaiono nel testo non sono state poi incluse nel film, ma i produttori hanno fatto la rara scelta di mettere online le trascrizioni delle interviste Sono grata anche ad Amy Goodman e all'iatero gruppo di "Democracy Now!" Le loro interviste pionieristiche non sono solo un'indispensabile fonte quotidiana di notizie, (www.democracynow.org), ma anche un prezioso strumento di ricerca Centinaia di altri giornalisti e autori investigativi dai quali ho attinto informazioni sono citati nel testo e nelle note finali Una bibliografia estesa può essere consultata all'indirizzo www.naomiklein.org, collegamenti diretti a molti documenti originali Alcuni libri sono stati di un tale aiuto che le note finali e le bibliografie non sono sufficienti per esprimere la loro importanza: Failed Crusade di Stephen F Cohen, A Question of Torture di Alfred McCoy, Night Draws Near di Anthony Shadid Dove (la notte non finisce, Einaudi, Torino 2006), Imperial Life in the Emerald City di Rajiv Chandrasekaran, A Lexicon of Terror, di Marguerite Feitlowitz, True Crimes: Rodolfo Walsh di Michael McCaughan, A Miracle, a Universe di Lawrence Weschler, Empire's Workshop di Greg Grandin, Bloody Money di T Christian Miller, Bush Agenda di Atonia Juhasz, Pinochet's Economists di Juan Gabriel Valdés, The Tragedy of Russia's Reforms di Peter Reddaway e Dmitri Glinski, Thabo Mbeki and the Battle for the Soul of the ANC di William Mervin Gxunede Globalization and Its Discontents di Joseph E Stiglitz (La globalizzazione e isuoi oppositori, Einaudi, Torino 2006), Precarious Life di Judith Butler (Vite prearie, Meltemi, Roma 2004), Confessions of an Economie Hitman di John Perkins (Confessioni di un sicario dell'economia Minimum Fax, Milano 2005), The Pinochet File di Peter Kombluh e The New Rulers of the World di John Pilger (I nuovi padroni del mondo Fandango, Roma 2002), tra molte delle sue opere Sono inoltre in debito molti registi di documentari le cui riprese mi haimo aiutata a capire eventi quali non ho potuto assistere di persona Una menzione particolare merita la trilogia di Patricio Guzman, The Battle of Chile Diversi teorici e cronisti del neoliberismo hanno dato forma al mio pensiero in modi che semplici citazioni non possono esprimere: David Harvey (in particolare A Brief History of neoliberalism Breve storia del neoliberismo, Il Saggiatore, Milano 2007), e quasi tutto quello che hanno scritto John Berger, Mike Davis e Arundhati Roy Leggendo e rileggendo il lavoro di Eduardo Galeano mi sono sentita come se tutto fosse già stato detto Spero possa perdonare i miei tentativi di mettere qualche asterisco al margine delle sue parole, per sottolinearne l'importanza Voglio rendere omaggio anche a cinque esempi profondamente diversi di intellettuale impegnato e arrabbiato, ciascuno mio personale eroe, che sono morti mentre scrivevo questo libro La perdita di Susan Sontag, John Kenneth Galbraith, Molly Ivins, Jane Jacobs e Kurt Vormegut sarà difficile da sopportare, per me come per molti altri Tutte queste persone mi hanno dato una mano: Misha Klein, Nancy Friedland, Anthony Arnove, John Montesano, Esther Kaplan, John Cusack, Kashaelle Gagnon, Stefan Christoff, Kamil Mahdi Pratap Chatterjee, Sara Angel, Manuel Rozenthal, John Jordan, Justin Podur, Jonah Gindin, Ewa Jasiewicz, Maude Barlow, Justin Alexander, Jeremy Pikser, Rie Young, Arthur Manuel, Joe Nigrini, David Wall, John Greyson, David Meslin, Carly Stasko, Brendan Martin, Bill Fletcher, David Martinez, Joseph Huff-Hannon, Ofelia Whiteley, Barr GUmore e i miei pazienti colleghi all'agenzia di stampa del "New York Times", Gloria Anderson e Mike Oricchio Roger Hodge mi mandato in Iraq per "Harper's", il compito di scrivere l'articolo che poi si è evoluto in questo libro, mentre Sharon Oddie Brown e Andres Schroeder mi hanno messa nelle condizioni perfette per scrivere quando sono tornata Come sempre, sono grata a Katrina vanden Heuvel, Peter Rothberg e Hamilton Fish perché fanno che il "Nation" sia accogliente come casa propria Si dice che per crescere un figlio ci vuole un intero villaggio, ma guardando questa lunga lista mi rendo conto che per creare questo libro c'è voluta una cospirazione globale Sono stata fortunata a essere stata attorniata da questa stupefacente rete di persone Note N.B Citazioni e fatti che provengono da interviste l'autrice sono generalmente omessi dalle note Tranne ove diversamente indicato, tutte le traduzioni dallo spagnolo in inglese sono opera di Shana Yael Shubs Tutte le cifre espresse in dollari si riferiscono alla valuta statunitense In alcuni casi, dove vi sono fonti relative a più fatti nello stesso capoverso, appare un singolo richiamo di nota al termine del capoverso, anziché un numero dopo ogni fatto In questa sezione di note, le fonti sono elencate nell'ordine in cui i fatti appaiono nel capoverso Se c'è una fonte per una nota a pie di pagina, è citata nella nota finale più vicina Gli indirizzi internet degli articoli di giornale disponibili online non sono inclusi, a causa della natura impermanente del Web Nei casi in cui un documento è disponibile esclusivamente su internet, viene citata la home page del sito, non la URL della pagina specifica: anche questo perché i link cambiano di frequente Molti documenti originali citati nel testo, oltre a link web e a un'estesa bibliografia e filmografia, sono disponibili su -www.naomiklein.org .. .SHOCK ECONOMY Naomi Klein Pubblicato: 2011 Tag(s): "No logo" Introduzione Ogni mutamento è mutamento del tema César Aira, Cumpleanos, 2001 Il fascino della tabula rasa Tre... fenomeno della dipendenza del libero mercato dal potere dello shock quattro anni fa, nei primi giorni di occupazione dell'Iraq Dopo aver fatto la corrispondente da Baghdad, dove avevo raccontato dei. .. diceva Cassandra Andrews, residente della Lower Ninth Ward, una delle zone più colpite di New Orleans, mentre spazzava via i detriti Ma i fautori del capitalismo dei disastri non hanno interesse a

Ngày đăng: 03/01/2020, 14:49

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Mục lục

  • Titolo

  • Introduzione

  • Parte 1 - Due dottor Shock. Ricerca e Sviluppo.

  • Capitolo 1 - La camera di tortura. Ewen Cameron, la Cia e lo sforzo maniacale di cancellare e rifare la mente umana.

  • Capitolo 2 - L'altro dottor Shock. Milton Friedman e la ricerca di un laboratorio laissez-faire.

  • Parte 2 - Il primo test. Le doglie del parto.

  • Capitolo 3 - Stati di shock.La sanguinaria nascita della controrivoluzione.

  • Capitolo 4 - Colpo di spugna. Il terrore al lavoro.

  • Capitolo 5 - "Assolutamente non correlate". Come un'ideologia è stata ripulita dai suoi crimini.

  • Parte 3 - Sopravvivere alla democrazia. Bombe fatte di leggi.

  • Capitolo 6 - Salvati da una guerra.Il thatcherismo e i suoi utili nemici.

  • Capitolo 7 - Il nuovo dottor Shock. La guerra economica rimpiazza la dittatura.

  • Capitolo 8 - La crisi funziona. L'immagine pubblica della shockterapia.

  • Parte 4 - Lost in transition. Mentre piangevamo, mentre tremavamo, mentre danzavamo.

  • Capitolo 9 - Sbattere la porta in faccia alla storia. Una crisi in Polonia, un massacro in Cina.

  • Capitolo 10 - Democrazia nata in catene. La libertà vigilata del Sudafrica.

  • Capitolo 11 - Falò di una giovane democrazia. La Russia sceglie "l'opzione Pinochet".

  • Capitolo 12 - L'identità capitalista. La Russia e la nuova era del mercato barbaro.

  • Capitolo 13 - Lascia che bruci. Il saccheggio dell'Asia e "la caduta di un secondo muro di Berlino".

  • Parte 5 - Tempi scioccanti. Ascesa del capitalismo dei disastri.

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